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Il mito della dea e la sensibilità ambientale: Nian.

In occasione della collaborazione con l'assessorato alla cultura del Quartiere 5 di Firenze abbiamo intervistato alcuni artisti attivi sul territorio. Per il secondo appuntamento siamo stati ad Art.iglieria, spazio culturale nei pressi di Porta al Prato dove abbiamo avuto modo di conoscere meglio la protagonista di questa intervista: Nian

 

Pratese di origine, vive e lavora a Firenze. Dopo il diploma ha conseguito la Laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Fa dell’Arte di strada il suo cavallo di battaglia, indagando le superfici tramite le sue figure semplici e calorose, cercando di far riflettere su tematiche molto importanti come quella ambientale e il mondo femminile.

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Untitled n.4: Cos'è Art.iglieria e quando è nata?

 

Nian: È nata a gennaio del 2020, è il nostro studio e potrebbe diventare sia uno spazio espositivo che uno spazio culturale, c’è molto potenziale. L’idea è quella di avere uno spazio multiculturale e multifunzionale aperto agli altri. Vorremmo fare una piccola inaugurazione appena sarà possibile.

 

U: Parlaci di te, come è nata la tua passione?

 

N: Ho sempre dipinto, anche mia mamma dipingeva, quindi ho sempre avuto a che fare con la pittura. Ho frequentato l’Istituto d’Arte con indirizzo "Moda e Costume" a Prato, ma non era proprio quello che volevo fare…da lì ho poi fatto l’indirizzo di Pittura all’Accademia. L’arte di strada è stata una sorta di svolta, ha funzionato un po' da terapia, mi ha aiutato ad uscire dal guscio: prima tendevo a trattenermi e non accettare ciò che producevo, anche nascondendomi. Un giorno ho conosciuto dei ragazzi che facevano poster in strada, disegnavano su carta e poi li attaccavano sui muri. Lì ho pensato: “Ma sì, usciamo!” e ho iniziato ad aprirmi un po' di più. Sono passata da non far vedere i miei lavori ad inserirli in un contesto aperto a tutti. In quel periodo ho capito il significato che ha per me il "fare" arte: creare qualcosa dando la possibilità ad altri di interagire con quello che fai; di migliorarti e confrontandoti con il pensiero esterno. É stato così che ho iniziato anche a dipingere sui muri; prima in posti abbandonati che funzionano da ‘palestra’ per gli artisti. La prima volta è stato tra il 2013 e il 2014 e da lì ho continuato a produrre su supporti diversi (tela e muri, progetti in strada di poster e murali).

 

U: Tra la tela e il muro cosa preferisci?

 

N: Le concepisco come due cose separate: una può ispirare l’altra, ma ciò che è prodotto su un supporto non ha necessariamente il fine di ripresentarsi sull’altro. Sicuramente quando fai qualcosa in strada devi considerare che viene vista, quindi hai la possibilità di trasmettere un determinato messaggio, un pensiero, invece ciò che fai per te non ha una funzione pubblica. Ora che ci penso il legame con la strada c’è stato anche nella scelta dei supporti per dipingere: c'è stato un periodo in cui andavo a cercarli in giro, prendevo dei vecchi pezzi di sedie lasciate vicino ai cassonetti e cercavo di dargli nuova vita.

U: Preferisci il legno rispetto ad altri materiali? A livello creativo ti dà sensazioni diverse?

 

N: Per un periodo ho lavorato soltanto sul legno, ma adesso sono tornata all’olio...complice il primo lockdown! Lavorare sul legno mi dà sensazioni diverse: quando utilizzo dei taglieri, che presentano taglietti e usure, il supporto è "vivo" di per sé e questo mi porta a scegliere dei soggetti che sicuramente su tela non avrebbero lo stesso effetto. Il supporto mi influenza molto.

 

U: Osservando le tue opere sembra esserci un motivo ricorrente. C’è una tematica di fondo o realizzi ciò che ti porta la creatività sul momento?

 

N: La mia ricerca va a periodi. Durante il lockdown mi sono lasciata ispirare dal tema del contatto umano, dai gesti semplici come un bacio - che in quel periodo mancava, anche a causa della paura di potersi contagiare. Tuttavia, la tematica principale per me è sempre stata la Natura e le varie riflessioni ad essa collegate: cosa sta succedendo alla Terra; il riciclo; il sapere riutilizzare le cose che abbiamo. Tante tele che uso, infatti, non sono nuove! Alle volte uso pantaloni di lino vecchi o lenzuoli che cerco di riciclare! Per quello che posso cerco di far continuare a vivere gli oggetti che hanno già una storia. Mi interessa molto anche l'era del Neolitico e il culto delle varie divinità femminili, le "Veneri".

 

U: Tendi a pensare un’opera e poi realizzarla immediatamente o fai prima dei bozzetti preparatori?

 

N: Di solito non faccio bozzetti e agisco spontaneamente, anche se per l’ultima tela che ho dipinto, essendo più grande, ho prima fatto un bozzetto per evitare di sciuparla e sprecarla. Solitamente comunque no. C’è una grossa lotta interiore, non è molto facile. Quando studi una tecnica rischi di omologarti e realizzare i tuoi lavori solo in quel modo. La mia sfida è cercare di riuscire a tirare fuori ciò che sono, la mia parte istintiva, pura, senza privarmi di sperimentare! Se rimanesse solo la tecnica rischierei di non mostrare chi sono realmente.

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U: Per quanto riguarda i colori, anche questi sembrano ricorrenti. Penso al blu dei capelli, al rosso, al verde acido. C’è una preferenza istintiva oppure c’è dietro il significato del colore?

 

N: Principalmente è istintiva. Se mi attira quel colore, lo uso! Ho sempre utilizzato i primari, a cui aggiungo una punta di giallo. Mi piace molto il blu oltremare, è qualche anno che lo utilizzo. Mentre prima facevo i contorni neri, studiando poi un po' di storia del colore ho conosciuto le diverse proprietà del blu - come quella dell’avvolgere e del contenere - e ho iniziato a fare i contorni di quel colore. 

 

U: Ci sono stati degli artisti, movimenti o letterati durante il tuo percorso accademico che ti hanno influenzato?

 

N: Non ne ho uno specifico, mi rendo conto però che quello che poi mi piace mi influenza indirettamente in ciò che creo. A me è piaciuto tantissimo il filone esotico tipo Gauguin, ma anche Picasso. Non ho mai fatto questo collegamento ma molte persone mi fanno notare varie somiglianze stilistiche, come l’uso del blu da parte di Gauguin. Anche gli espressionisti mi piacciono moltissimo con quei colori sparati e l'uso del giallo mi ricorda molto i Fauves.

 

U: Nelle tue opere in strada utilizzi bombolette o vernici?

 

N: Ho provato con gli spray all’inizio ma poi non ho avuto modo di imparare la tecnica (come tutte le cose nuove, devi prenderci la mano) e poi tendo a non usarli anche per una questione etica, poiché sono molto inquinanti. Per quanto sia una tecnica bellissima, mi sembrava incoerente trattare temi ambientali utilizzando una materiale molto impattante. Esistono anche gli spray all’acqua, però costano il doppio e così ho deciso di lasciar perdere. Negli interventi in strada, come i poster, impiego una colla fatta con farina, acqua e zucchero che non inquina. Un anno fa avevo attaccato qualche poster in giro: erano pensati per le città e le persone, mi piaceva l'idea di aggiungere più verde, più natura, cercando di far fiorire sé stessi e le proprie idee.

 

U: Recentemente hai fatto un bellissimo intervento vicino ad Arezzo, a Foiano della Chiana, ci racconteresti come è nato il progetto e in cosa consisteva?

 

N: È la prima volta che mi trovo ad essere contenta di un lavoro al 100%, secondo me deve essere visto dal vivo, era un sottopasso pedonale. L’A.N.P.I. a Foiano della Chiana mi ha chiamato perché il 17 aprile 2021 si è celebrato il centenario di un evento molto importante per la loro comunità. Nel 1921 infatti, prima che si istaurasse il fascismo, Foiano è stato il primo paese d’Italia dove c’era un presidente socialista e una grande maggioranza di anarchici. Nelle zone limitrofe si sapeva che loro erano contrari al regime, quindi gli squadroni dei paesi vicini andavano a bruciare le case e picchiare le persone. Inizialmente questi ragazzini, sapendo del loro arrivo, scappavano ma poi decisero di ribellarsi e fare un’imboscata uccidendo tre persone degli squadroni. Ricordando quell’evento con un murales, la loro intenzione è quella di far conoscere e celebrare anche due importanti figure femminili del paese: Carolina Melacci, che si occupava di cucire le bandiere e abitava nella piazza, e Cristina Tralci, che teneva comizi in difesa degli operai e dei diritti delle donne. È stato molto bello fare questo intervento, perché è attuale ed è stato fatto per delle donne che si sono fatte valere! Studiando questa storia, grazie al materiale che mi avevano fornito, io ne ho tratto il disegno.

 

U: Come vivi il "fare" Arte a Firenze?

 

N: Firenze ha i suoi difetti perché è sempre legata al passato ed è difficile dare luce al contemporaneo. Nel nostro piccolo però, ad Art.iglieria, cerchiamo di far avvicinare le persone all'Arte di oggi attraverso i nostri laboratori dedicati ad adulti e bambini! Per quanto riguarda la Street Art, a Firenze manca la parte critica e non c’è una storicizzazione, questo sicuramente rende ancor più difficile la sua conoscenza e diffusione.

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